Cinghiale alla cacciatora

Il cinghiale, nome scentifico Sus Scrofa, è presente – specie dopo il ripopolamento avvenuto successivamente alla II Guerra Mondiale – in tutta la nostra penisola. Preda molto ricercata in ambito venatorio, è divenuta col passare degli anni anche una delle 100 specie invasive più dannose al mondo secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN)

La carne del cinghiale, così come quella del nostro Vice Presidente del Senato (qui nella sua naturalezza), può essere molto dura e difficile da cuocere, dipende dall’età dell’animale. Per questo solitamente le ricette che la usano richiedono diversi passaggi.


 

La ricetta del cinghiale alla cacciatora, sebbene sia nata in Toscana, è molto utilizzata anche in Umbria, ma con qualche differenza. Io ho provato a rifare la ricetta che solitamente fa mia nonna.

La ricetta umbra in 10 passaggi

Ingredienti per 4-5 persone

  • 1 kg spezzatino di cinghiale (senza grasso e fatto in parti non troppo grandi)
  • aglio (3-4 spicchi), rosmarino
  • sale, peperoncino q.b.
  • olio d’oliva (olio umbro perfetto per il suo sapore forte)
  • vino rosso
  • 400g di passata di pomodoro

 


 

  1. Per prima cosa lavate il cinghiale in uno scolapasta.
  2. Mettete a bagno la carne in un recipiente con 3/4 acqua e 1/4 vino rosso. Lasciatela 20/30 min. Assicuratevi che la carne sia interamente immersa.

     

  3. Nel frattempo preparate la base per il soffritto. Utilizzate un tagliere e una mannaia o mezzaluna per fare un tritato di aglio e rosmarino. Questo passaggio, soprattutto all’inizio, richiede attenzione perchè l’aglio tende a saltare dappertutto. Il consiglio è quello di spezzettarlo prima con il coltello e poi unirlo al rosmarino.
  4. Quando avrà raggiunto questo aspetto mettetelo in una pentola molto larga. Aggiungete abbondante olio d’oliva, sale e un cucchiaino di peperoncino in polvere (1/2 se molto piccante).
  5. Preparate una pentola con dell’acqua e mettetela sul fuoco. Servirà acqua molto calda per ammorbidire la dura carne del buon Maurizio cinghiale.
  6. Riprendete ora il cinghiale, scolatelo e mettetelo sul fuoco. In questo modo la carne rilascierà parte dei suoi liquidi e perderà gran parte del sentore di selvatico. Tenetela per 6-8 minuti (mescolandola) o comunque fino a che non vedete che la carne ha perso il suo rossore originario. Fatto questo scolatela bene e tenetela da parte.
  7. Ora è il momento di accendere il fuoco per il soffritto. Qui è sempre meglio non dare indicazioni di tempo, ma in ogni caso parliamo di pochi minuti. La cosa importante è tenere un fuoco non troppo alto e, prima che l’aglio inizi a bruciarsi, mettere il cinghiale. Se servono, riaggiungere sale, peperoncino e olio d’oliva, a vostra discrezione. Lasciarlo per 15 minuti circa.
  8. Ora vi servirà l’acqua calda (vedi punto 5) per ammorbidire la dura carne di Gasparri del cinghiale. Aggiungetela gradualmente con un mestolo e continuate fin quando, assaggiando, non sentirete la carne della giusta consistenza. Io l’ho lasciata per 40 min. circa. Lasciate evaporare l’acqua in eccesso se vedete che c’è troppo liquido.
  9. Aggiungete un bicchiere di vino rosso e lasciate sfumare.
  10. Infine mettete la passata di pomodoro e lasciate cuocere per circa 20-30 min o comunque finchè il pomodoro non sarà cotto.

Ora non vi resta che impiattare e gustarvi l’opera compiuta. Magari con della buona pizza al testo fatta in casa e dell’ottimo vino casareccio.

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Ogni riferimento a persone, animali, cose o politici è puramente casuale e frutto di una promessa fatta al collega Marco Balzola.

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Nicola Sargeni

 

 

 

 

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